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by donO

Mentre attendo che le ferite facciano meno male …

16.03.2018

Entra nell’intimo della tua mente,

manda fuori ogni cosa, tranne Dio

e chiusa la porta cercalo!

Signore,

insegna al mio cuore

dove e come ti possa cercare,

dove e come ti possa trovare.

S. Anselmo, Proslogion, 1

 

In attesa di votare … prego!

26.02.2018. Sia chiaro che in vista dell’importante appuntamento elettorale di Domenica prossima mi sto informando, come dovremmo fare un po’ tutti per votare consapevoli di ciò che vogliamo davvero per il nostro paese e per il suo futuro. Ma mentre mi informo (leggo programmi e articoli di commento, ascolto e/o vedo interviste dei candidati, …) prego. Sì, perché io non voglio votare “contro” qualcuno, voglio votare qualcuno “per” un progetto POSSIBILE.

Per esempio, un articolo interessante è quello di Nando Pagnoncelli pubblicato su Vita e Pensiero: “Ma gli italiani votano di testa o di pancia?” (clicca per l’articolo). Un altro articolo utile per la riflessione può essere quello di Padre Francesco Occhetta, autore de La Civiltà Cattolica5 criteri per votare. Verso il voto del 4 marzo.

Oltre alla lettura di articoli come quello appena citato, ho scelto di guardare la nostra Storia con i Suoi occhi e di chiedere al Signore quella luce necessaria per dare anche con il voto il mio piccolo contributo al cammino di tutti. La preghiera di Giovanni Paolo II per l’Italia (1994) è riemersa tra i ricordi e in questi giorni mi accompagna. In comunione.

 

PREGHIERA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II PER L’ITALIA

O Dio, nostro Padre, 
ti lodiamo e ringraziamo. 
Tu che ami ogni uomo e guidi tutti i popoli 
accompagna i passi della nostra nazione, 
spesso difficili ma colmi di speranza. 
Fa’ che vediamo i segni della tua presenza 
e sperimentiamo la forza del tuo amore, che non viene mai meno. 
Signore Gesù, Figlio di Dio e Salvatore del mondo, 
fatto uomo nel seno della Vergine Maria, 
ti confessiamo la nostra fede. 
Il tuo Vangelo sia luce e vigore 
per le nostre scelte personali e sociali. 
La tua legge d’amore conduca la nostra comunità civile 
a giustizia e solidarietà, a riconciliazione e pace. 
Spirito Santo, amore del Padre e del Figlio 
con fiducia ti invochiamo. 
Tu che sei maestro interiore svela a noi i pensieri e le vie di Dio. 
Donaci di guardare le vicende umane con occhi puri e penetranti, 
di conservare l’eredità di santità e civiltà 
propria del nostro popolo, 
di convertirci nella mente e nel cuore per rinnovare la nostra società. 
Gloria a te, o Padre, che operi tutto in tutti. 
Gloria a te, o Figlio, che per amore ti sei fatto nostro servo. 
Gloria a te, o Spirito Santo, che semini i tuoi doni nei nostri cuori. 
Gloria a te, o Santa Trinità, che vivi e regni nei secoli dei secoli. 
Amen.

 

Non uccidere

23.02.2018. La riflessione di oggi è del Cardinale Gualtiero Bassetti, Presidente della CEI, e l’abbiamo condivisa durante il momento di preghiera comunitaria per invocare da Dio il dono della pace. Un testo davvero ricco di spunti di riflessione. Una preziosa occasione di riflettere su un tema delicato ed urgente come quello della PACE.

«Il cristiano “è un uomo di pace, non un uomo in pace: fare la pace è la sua vocazione”. Così scriveva don Primo Mazzolari nel 1955 in uno dei suoi libri più celebri, Tu non uccidere, con cui esortava i cristiani a essere davanti a tutti nello sforzo comune verso la pace, «per vocazione, non per paura». Quel libro era il frutto di una lunghissima riflessione maturata nell’ esperienza diretta di due guerre mondiali (la prima trascorsa al fronte come cappellano militare, la seconda vissuta in clandestinità dopo l’ 8 settembre 1943) e precedeva di alcuni anni l’ enciclica Pacem in terris di Giovanni XXIII che avrebbe segnato l’ inizio di una nuova teologia della pace. Oggi, quelle parole del parroco di Bozzolo introducono alla perfezione la giornata di digiuno e di preghiera per la pace indetta dal Papa per il 23 febbraio.

La ricerca della pace è uno degli obiettivi più importanti del mondo contemporaneo. Eppure continua a essere al centro di polemiche ricorrenti. Spesso infatti chi parla di pace viene etichettato sbrigativamente con una parola dal sapore amaro: buonista. Un termine abusato che si è ormai trasformato in un epiteto spregiativo quasi un sinonimo di pavido, stolto, traditore che viene assegnato con superficialità.

Si tratta, però, di una contraffazione della realtà. È vero il contrario. Chi si sforza per costruire un mondo di pace, in cui venga riconosciuta ovunque la dignità della persona umana, è invece un eroe dei nostri giorni. Perché lottare per la pace può significare anche dare la vita. È il caso, ad esempio, del sacerdote tedesco Max Josef Metzger, ghigliottinato dai nazisti nell’ aprile del 1944 proprio perché predicava la pace, e che venne ricordato da don Mazzolari nel suo libro come «prete e martire». In una lettera scritta dal carcere al Papa nel 1944 Metzger si domandava: «Se l’intera cristianità avesse fatto una potente, unica protesta, non si sarebbe evitato il disastro?». E inoltre era solito ripetere: «Noi dobbiamo organizzare la pace, così come gli altri organizzano la guerra».

Ecco la sfida di oggi: organizzare la pace e dare testimonianza che questa è un’autentica vocazione cristiana. La pace va costruita, prima di tutto, nella vita quotidiana: la recente sparatoria in una scuola della Florida dove sono morte 17 persone, è la spia di una società percorsa da un’inquietante scia di rancore e violenza. La pace va poi organizzata nella vita politica: le ultime campagne elettorali nelle più importanti nazioni del mondo sono state caratterizzate da lacerazioni profonde, scontri frontali e spesso da un linguaggio violento. E infine la pace va organizzata nella vita internazionale: nella Repubblica democratica del Congo, nel Sudan, nella Siria continuamente martoriata da una guerra feroce che ormai da quasi sette anni ha fatto mezzo milione di vittime e milioni di sfollati e profughi. Basta una sola statistica per comprendere l’ orrore dei conflitti. Il 2017, secondo una stima dell’ Unicef, è stato un anno terribile per i bambini che vivono nelle zone di guerra: oltre 27 milioni sono stati costretti ad abbandonare le scuole e moltissimi sono stati utilizzati come soldati, come «scudi umani» e addirittura come «armi non convenzionali». In questo scenario spaventoso emerge con forza la domanda del Papa che interpella tutti: «Che cosa posso fare io per la pace?», cosa possiamo fare «concretamente» per dire «no alla violenza» e alla guerra?
La prima risposta è ispirata dal comandamento di Dio: non uccidere. Non uccidere moralmente chi è diverso; non uccidere politicamente l’avversario; non uccidere con la forza delle armi in ogni controversia internazionale. In nessun caso, infatti, il realismo può confondersi con il cinismo. E i ragionamenti colti degli analisti non possono fornire alibi ai professionisti della guerra. Perché, in definitiva, come scriveva don Mazzolari, «non uccidere, per quanto ci si arzigogoli sopra» significa soltanto una cosa: “Tu non uccidere”». (L’Osservatore Romano, pag. 1)

 

Della serie: quando per pregare ti basta anche un ritaglio di giornale.

 

Senza indugio

19.02.2018. Mettendo in ordine (parola grossa; assomiglia più ad un tentativo di ordine) alcuni libri, ritrovo volentieri un volume di Italo Alighiero Chiusano, Preghiere selvatiche (Piemme, 1994), uno di quei libri che si può leggere anche senza andare in ordine. Sono “salmi moderni” – come li definisce il Cardinale Gianfranco Ravasi nell’introduzione – che aprono spiragli nell’anima e fanno sì che vi passi il perenne soffio dello Spirito sotto le spoglie di parole nuove. Senza indugio è una bella preghiera che dice l’urgenza della conversione, ma soprattutto di una rinnovata consapevolezza che rimandare ancora il cammino della conversione ci farà trovare le mani piene solo di rimpianti ed omissioni.

Fa’, Signore, che ci convertiamo,

e che ci convertiamo presto, subito.

E’ vero che, per la nuda salvezza,

basterà pentirsi all’ultimo.

Ma per quest’incontro supremo,

perché sprecare tempo?

Ci pensi, fratello, sorella,

quanto rimpianto proveresti

se altre meraviglie della vita

– ma che certo non valgono per Dio –

come la scienza, la natura, l’arte,

la musica, l’amore,

tu le scoprissi solo agonizzante?

(p.67)

 

Sotto la cenere … il fuoco della carità

16.02.2018. “Archiviata” la celebrazione delle Ceneri, corro il rischio di dimenticarne il senso e la portata vitale. Mi piace rileggere un passaggio di un libretto interessante dell’Abate Martin Werlen, Fuoco sotto cenere (San Paolo 2013). Una salutare pro-vocazione agli inizi del nostro cammino verso Pasqua anche perché il libro parla di Chiesa, di quella parte S comunità che non ha paura di affrontare i problemi e di provare a superarli insieme.

«Un giovane aveva tutte le possibilità di riuscire nella vita. Era dotato, viveva in un ambiente che lo sosteneva, aveva un’eccellente preparazione musicale: composizione e violino. Sembrava destinato a una carriera da violinista. ma non sempre le cose vanno nella direzione che vogliamo: e così accadde a quel giovane. A 18 anni un incidente terribile compromise quell’inizio di carriera. triste, no? Aveva tutto per diventare un musicista di successo: le doti naturali, la passione, l’entusiasmo, l’ambiente favorevole. Tutto era svanito in un attimo, era rimasto solo un cumulo di cenere. Non era stato neppure per colpa sua, non era lui che guidava.

Tutto finito – si sarebbe detto. Peccato! Dispiacere. Rassegnazione. E lui? Se fosse stato un conservatore (grassetti miei, ndr), probabilmente avrebbe continuato col violino. con un piccolo sforzo sarebbe forse andato a suonare nell’orchestra locale. Avrebbe semplicemente mantenuto ciò che poteva mantenere. Se fosse stato un tipo progressista, sarebbe potuto entrare in un’associazione che lavora per la sicurezza sulle strade e si sarebbe potuto impegnare per le vittime della circolazione stradale. Ma non fu questa la scelta del giovane. Guardò al suo stato. Cercò di fare del suo meglio. Sotto il cumulo di cenere scoprì che c’era ancora della brace, che non era stata eleminata. Diventare un grande violinista non era più possibile, ma direttore d’orchestra ad alto livello, quello sì. Vi si dedicò con tutte le forze. Scoprendo progressivamente che la brace si accendeva, diventava fuoco. Franz Welser-Most oggi è uno dei più grandi direttori d’orchestra del mondo: ha 52 anni ed è il direttore della Straatsoper di Vienna» (pp. 15-16).

 

ps: se ti capita, leggi il libro. Ne vale la pena!

 

Ascolta il silenzio

14.02.2018. All’inizio della Quaresima, mi sono ritrovato tra le mani alcune parole di Madeleine Delbrêl dichiarata venerabile il 26 gennaio scorso che mi sembra possano dare il “LA” al cammino di questo tempo speciale che rilascia già nell’aria il profumo della Pasqua (hai presente quando torni a casa e non c’hai ancora messo piede che l’odore del tuo piatto preferito ti conquista?) Immagina che bella una Quaresima che profuma di Pasqua!

In Quaresima non può mancare allora uno spazio di silenzio che ci restituisca a noi stessi prima che alle nostre mille attività. Sì, abbiamo proprio bisogno di silenzio.

Sappiamo parlare o tacere,
ma ci riesce male accontentarci
delle parole necessarie.
Oscilliamo incessantemente
tra un mutismo che affonda la carità
e una esplosione di parole che soverchia la verità.
Il Silenzio è carità e verità.

M. Delbrel

 

ps: se ti interessa il file senza filigrana e a buona risoluzione, scrivimi pure. E’ gratis!

ps2: le immagini – quando non segnalato diversamente – sono tratte da Google Images

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