Avvento & Avventura … lettera ai Capi Scout

Avvento & Avventura … lettera ai Capi Scout

by donO
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Carissimi sorelle e fratelli Scout,

il Signore vi dia pace!

Confesso che ho scritto questa lettera tre volte … ogni volta mi sembrava un papiro interminabile e, sapendo il destino che aspetta certi testi … mi sono fermato e ho ricominciato da capo! Questa che vi invio spero sia quella giusta.

È un tempo davvero inedito quello che stiamo vivendo. Eppure va vissuto con la umile consapevolezza che questo tempo è anch’esso un dono ed un compito di fronte ai quali non possiamo restare indifferenti. Come ci ha ricordato il Vescovo Claudio nella lettera pastorale “Perché avete paura?” (Mc 4,40) (http://www.diocesicastellaneta.net/lettera-pastorale-2020-2021-del-vescovo-claudio/ il link per leggerla), «mai come in questi momenti, mentre avvertiamo di essere tutti sulla stessa barca in un mare in tempesta, abbiamo allo stesso tempo bisogno di riconsegnarci il consolante annuncio evangelico che ci invita a riconoscere la presenza del Signore che cammina accanto a noi, senza lasciarci mai soli. È proprio in nome di questo annuncio e, grazie alla promessa in esso contenuta, che le nostre comunità ecclesiali sono chiamate ad attraversare il mare agitato di questo tempo condividendo la sofferenza e le difficoltà di tanti, ma anche la gioia del Vangelo, che apre alla speranza donataci dalla Pasqua di Gesù».

In questo tempo in cui siamo “costretti” a rallentare (un po’ come fa Gesù con i discepoli in Mt 14,22), possiamo cogliere la preziosissima opportunità per tornare alle radici della nostra scelta associativa in AGESCI (scout – cristiana – politica) e chiederci:

quali uomini e donne stiamo formando? Quali relazioni stiamo coltivando? Gli “attrezzi” che stiamo offrendo loro “servono” davvero per la vita? Le nostre attività stanno educando l’uomo e la donna della partenza?

E ancora, ci stiamo prendendo cura del cammino di fede dei nostri ragazzi? E del nostro?

Quanto siamo ancora consapevoli che la radice ecclesiale è vitale per la nostra associazione? Quale fede stiamo trasmettendo?

Siamo evangelizzatori “evangelizzati”?

Detto terra terra, cari Capi state partecipando all’Eucaristia? State trovando il tempo per pregare?

Condivido con voi – e termino – un passaggio scritto da Mons. Lambiasi e che abbiamo accolto nella meditatio della lectio divina della settimana scorsa con la mia comunità parrocchiale (a noi ha fatto bene, spero sia lo stesso per tutti):

«Ma il cammino della vita cristiana non finisce con il battesimo; … Per la nostra conversione possiamo accendere i riflettori su …

Attivismo: abbiamo ridotto la vita cristiana a cose da fare, attività da organizzare. È la tentazione della Chiesa di Efeso, secondo l’Apocalisse, alla quale Colui che tiene le sette stelle nella sua destra, contesta: “Conosco le tue opere… Ho però da rimproverarti che hai abbandonato il tuo amore di un tempo” (Ap 2,2.4; cfr. Mt 24,12). “Convertitevi”, ci grida Giovanni. Un’azione senza contemplazione è come un corpo senza anima: un cadavere in rapida, irreversibile putrefazione.

Protagonismo: la differenza tra un testimone di fede, come il Battista, e un cristiano affetto da sindrome di protagonismo, è che il primo è un indice puntato sul Maestro, il secondo punta l’indice su di sé. “Convertitevi”, insiste Giovanni: perché il successo umano – anche nelle cose di Dio – non è uno dei nomi di Dio.

Narcisismo: accettiamo che troppo facilmente si parli soprattutto di noi e che troppo facilmente si confonda il tema della “presenza di Dio” nella vita delle creature umane con quello della “presenza dei cristiani” nelle istituzioni pubbliche. “Convertitevi”, ripete Giovanni: una Chiesa fedele al suo Signore crocifisso si preoccupa più di quello che di lei dicono i poveri di quello che dicono i giornali.

Ritualismo: la conversione non si può ridurre né a una preghiera in più, né a un digiuno una tantum o un pellegrinaggio extra, perché niente è così facile come la convivenza tra il rito e una vita che poi resta tale e quale. “Convertitevi”, incalza Giovanni; perché se il cuore non arde, la lingua batte invano: è inutile dire “Signore, Signore”.

Laicismo che è il clone rovesciato del clericalismo: assegna Dio ai preti e il mondo ai laici, dimenticando che a un Dio senza mondo corrisponde fatalmente un mondo senza Dio. “Convertitevi”, grida ancora Giovanni: non si può parlare di Dio al mondo e del mondo a Dio, senza prima ascoltare quello che Dio ha da dire al mondo e alla sua Chiesa perché ami il mondo come lo ha amato lui.

Quindi …

Come le nostre amate chitarre suonate ai campi e alle uscite hanno bisogno del vuoto della cassa di risonanza per lasciar spazio alle onde sonore delle corde pizzicate da chi suona, così ciascuno di noi cerchi di scegliere un tempo ed uno spazio per consegnare al silenzio le mille voci ronzanti di ogni giorno e per ascoltare la Voce di

Colui che ci chiama a vivere in pienezza la vita donandola proprio come ha fatto Lui.

Buon cammino di Avvento.

don Oronzo

ps: mi piacerebbe pensare ad un cammino spirituale per e con voi. E allora mi metto in ascolto delle domande interiori che abitano il vostro cuore lungo i sentieri di ogni giorno. Il mio indirizzo mail è: oronzomarraffa@gmail.com

Qualche mia piccola riflessione la trovate anche su https://lamiafedeedifferente.it

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